Sono sempre stata una persona che non poteva portare le emozioni dove voleva ,ma sono state sempre loro a decidere la mia strada,piena ma non sempre giusta.
Questi giorni le mie emozioni contrastanti mi hanno impedito di scrivere ,perché per me scrivere è un rapporto intenso con me stessa e non è sempre accessibile.
Vi siete mai sentiti tremendamente complicati..a volte persino a voi stessi?
Lo ammetto , credevo fosse più facile stare con me in questi giorni,che fosse meno difficoltoso aprire al mondo i miei pensieri ma soprattutto fosse meno emotivamente serrata quella parte di me che sto cercando di riportare in questo viaggio.
Così ho deciso di provare a chiamarla come si faceva tra vecchi amici una volta,le ho provato a scrivere una lettera.
Questa cosa delle lettere mi riporta al 1998..Estate..io sedicenne e un mondo di nuovi amici alle porte.
Sino a quell’anno non ero una ragazzina molto aperta o estroversa ,tutt altro.
Ero timida e poco sicura di me.
O meglio sapevo di valere qualcosa ma proprio il mondo intorno non se ne rendeva conto e nemmeno si rendeva conto della mia esistenza ,se non a volte per le crudeli prese in giro che a quell’età in tanti hanno provato e tanti ragazzini purtroppo provano ancora.
Ma il mio carattere,un po’ innato e un po’ plasmato da mia madre alla resistenza ,mi permetteva di costruirmi un mondo fatto solo di cose belle che prima o poi sarebbero arrivate.
Un anno prima , nel 1997 , il lutto traumatico per la prima volta entrò nella mia vita con tutta la sua potenza devastante e ruppe per la prima volta gli equilibri della mia famiglia,soprattutto quello di mia nonna e di mio padre.
Mio zio Lodo una sera di rientro a casa morì in un incidente stradale,quel telefono che squilla in quella terribile sera risuona ancora nella mia testa,come ne risuoneranno poi altri.
Un papà,un figlio,un fratello,uno zio pieno di vita e gioia,l’allegria e l’amore che invadeva le stanze quando arrivava..improvvisamente in uno squillo sparirono.
Non pensavo a lui da tanto ..avevo dimenticato il suo sguardo tenero e la sua missione esistenziale di far ridere il prossimo.
O almeno io me lo ricordo così ,piccola nel letto che attendevo i suoi regali e bambina che mi prende in braccio perché piango e mi porta dal medico con le caramelle tra le mani per consolarmi.
Non potevo ignorare i suoi tentativi di amarmi ,così smettevo di piangere ..anche se le caramelle non mi sono mai piaciute.
La macchina invade la corsia e tante vite in quell’istante cambiano.
Era la prima volta che la vita mi schiaffeggiava così improvvisamente ,avevo 15 anni ma quell’evento mi sembrava assurdo e privo di alcun senso per tutto.
Del resto quando mai una perdita ce l’ha un senso.
Fu in quel momento però che Sabrina inizia a cambiare ,la sedicenne senza paura esce dal guscio e decide di urlare al mondo che esiste anche lei per un motivo molto semplice e banale.
Perché la vita è un filo sottile su cui siamo collocati precariamente tutti ,che non è fatto di un tempo infinito e che la gioia di mio Zio doveva continuare ad esistere in qualche modo.
Quella voglia di vivere trasmessa non poteva finire sprecata,in me doveva esplodere..così come era esplosiva in lui.
Nel 1998 io ero quel Capitano della squadra di calcio femminile del liceo,giocavo a tennis ,avevo meravigliosi amici ed ero fottutamente felice.
Ora capite perchè quella sedicenne è così importante per me.
L’estate del 1998 la ricordo come una delle più belle della mia vita ,a Casalvelino insieme agli amici che sarebbe durati tutti questi anni
Claudia,Vincenzo..ricordateveli lo ritroverete anche in questi 40 accanto a me , perché quando si è amici davvero si è amici per sempre .
Dopo quell’estate tornando a scuola iniziammo la bellezza delle lettere,chilometri di parole su carta a volte deliranti a volte solo piene di affetto e mancanza.
Si perchè quelle lettere erano un viaggio,di emozioni,di promesse e di ricordi che percorrevano la distanza e la riducevano.
Ora Sabrina, è tempo che io percorra la mia verso di te.


Non pensare mai di poter bastare a te stessa
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